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2002 |
Tiziano Pacini, Elisabetta De
Juliis, Elisabetta Coli Centro Studi S.I.R.A.O. – Firenze |
MAL DI SCHIENA: UN GIOCO TRA LORDOSI LOMBARE E ILEOPSOAS |
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L’Iperlordosi lombare ed il “tiro alla fune” che gli ileopsoas fanno tra vertebre lombari e piccoli trocanteri sono spesso responsabili di algie del rachide.
Sommario
In
questo articolo è trattata la relazione tra le algie del rachide non
spiegate clinicamente e la collocazione spaziale del baricentro generale del
corpo. In particolare sono state studiate le forze orizzontali poste sul piano
sagittale che provocano momenti responsabili, in funzione
dell’orientamento del loro verso, della distribuzione del carico sulle
facce articolari delle vertebre, con particolare attenzione
all’articolazione lombosacrale. Viene data spiegazione di come
l’iperlordosi lombare, correlata ai muscoli ileopsoas, agisca su tali
forze e di come essa può essere compensata per ottenere una miglior
postura con scomparsa della sintomatologia dolorosa ottenendo una maggior
stabilità ed un miglior rendimento corporeo.
Il nostro gruppo di lavoro si occupa di Studio della
Postura ed esegue, per mezzo dell’indagine baropodometrica, un Esame
Biomeccanico Antropometrico Ergonomico.
Molto spesso nella pratica giornaliera, ci imbattiamo nelle
rachialgie più diverse e ci troviamo costantemente a contatto con
persone che, pur non avendo nulla di diagnosticato da un punto di vista
clinico, sostengono di avere dei fortissimi dolori alla schiena. Talvolta
sottoposti a normali protocolli fisioterapici o a trattamenti chiropratici essi
migliorano, ma poi la situazione generale torna ad essere quella di partenza.
Inoltre collaborando in campo Odontoiatrico per la messa a
punto delle correzioni sulle articolazioni temporo-mandibolari, si assisteva
talvolta a miglioramenti o a peggioramenti non del tutto spiegabili di algie
del rachide in taluni soggetti trattati.
Lo Studio della Postura che noi eseguiamo è
utilizzato in vari settori,
dall’Ergonomico, al Fisiatrico, al Chiropratico,
all’Odontoiatrico, all’Ortopedico ed è utilissimo per la
verifica di ausili ortopedici e di sistemi tutorizzanti ergonomici
posti sotto i segmenti podalici. E’ proprio dallo
studio di tali sistemi tutorizzanti e dalle variazioni esterocettive ad essi
correlate che inizia il nostro lavoro di ricerca.
Per poter utilizzare appieno il Baropodometro fu eseguito
dal nostro gruppo di lavoro, nel 1997, uno studio su soggetti cosiddetti
normali, o per meglio dire asintomatici, che ci consentisse di rilevare quei
parametri considerati di "normalità".
Allora confrontammo i dati dei “normali” con i
parametri che diversi AA sostenevano come valori fisiologici sia in stazione
eretta che in deambulazione. Emerse in modo significativo che, in stazione
eretta, il baricentro generale del corpo negli asintomatici risultava
arretrato, in particolare risultava un valore di circa 0,2 contro un valore
conferitogli dai vari AA di circa 0,3.
Inoltre si osservava nella pratica quotidiana che coloro
che riferivano i mal di schiena in questione avevano valori del baricentro
generale del corpo ancora inferiori a 0,2. Si notava che la maggior
stabilità, il minor dispendio energetico ed anche la massima riduzione
algica nei soggetti si verificava quando esso era nell’intorno
del valore 0,38 piuttosto che nell’intorno del valore 0,30. Queste
differenze numeriche ci fecero sospettare che vi fosse in qualche modo un
qualcosa di comune nella maggior parte delle persone e quindi un qualcosa che
fosse interpretabile più come un cattivo adattamento piuttosto che un
problema clinico vero e proprio.
Fu allora che iniziammo a cercare di comprendere il
perché di queste situazioni.
Tutto il corpo contribuisce alla collocazione spaziale del
baricentro generale ed è naturale che ogni problema algico modifichi la
postura utilizzando tutti quei gruppi muscolari a creare un compenso di maggior
confortevolezza.
Nella nostra indagine ci siamo resi conto che, seppure
è vero che tutto il corpo contribuisce alla formazione ed alla
collocazione del baricentro generale, è vero anche che non tutte le
parti del corpo hanno un uguale importanza in detta formazione; soprattutto ci
siamo resi conto che la parte superiore del corpo e cioè quella parte
che va dalla III vertebra lombare all’estremità superiore del
cranio è la più importante e la più critica.
Se prendiamo in considerazione il baricentro parziale, BS,
relativo proprio alla parte superiore del corpo, noteremo che esso si colloca
mediamente tra le prime vertebre dorsali e se noi tiriamo una verticale tra BS
ed il baricentro generale del corpo, BG, dovremmo
trovarli perfettamente in linea,
(Fig.1)
perché diversamente, ci troviamo in presenza di componenti orizzontali
di forza giacenti sul piano sagittale e dirette posteriormente o anteriormente
rispetto al corpo, a seconda di come il rachide, con tutta la gestione
muscolare che lo sostiene, si comporta
(Fig.2)
e
(Fig.3).
In questo lavoro non riteniamo opportuno, per la
complessità dell’argomento, prendere in considerazione rotazioni
del rachide e pertanto ci limiteremo allo studio delle traslazioni sul piano
sagittale.
Nel caso di una situazione corporea ideale siamo in
presenza, nel BS, di una sola forza peso FP, abbiamo
invece anche la presenza di una forza orizzontale FO nei casi in cui
la situazione corporea non sia ideale. Dobbiamo notare che, in questo secondo
caso, si ha che le forze FP ed FO, rispetto al loro punto
di applicazione definitivo, rappresentato da BG, presentano un
braccio di applicazione, rispettivamente bo e bp, e
quindi danno luogo a momenti. Abbiamo cercato di rappresentare meglio tali
momenti nella
Fig.4
e nella
Fig.5.
Si può notare nella
Fig.4
che il senso di rotazione della parte superiore del corpo provocato dai momenti
FP bp e FO bo è di tipo
antiorario, il che ci fa intuire che le vertebre lombari, per reazione, tendono
ad essere richiamate verso la parte anteriore del corpo.
Si nota, al contrario nella
Fig.5
che il senso di rotazione della parte superiore del corpo provocato dai momenti
FP bp e FO bo è di tipo
orario; il che ci fa intuire che, sempre per reazione, le vertebre lombari
tendono ad essere richiamate posteriormente al corpo.
Tuttavia quanto appena
affermato non avrebbe una grande importanza se non venisse correlato al
funzionamento dei muscoli ileopsoas.
I m.ileopsoas sono applicati
da un lato alle vertebre lombari e dall’altro ai piccoli trocanteri
femorali. In quello che potrebbe essere rappresentato come un vero e proprio
“tiro alla fune” tra questi due punti di applicazione essi sono la
corda e, come andremo a vedere, a seconda che il “vincitore” sia il
punto di applicazione vertebrale o il punto di applicazione femorale, si creano
situazioni del tutto opposte
Fig.6.
Se prendiamo un soggetto con una iperlordosi lombare,
Fig.7,
vediamo che nel punto di applicazione delle forze BG agiscono due
momenti: il primo Fps bps rappresentato dalla somma dei
momenti che si formano nella parte superiore del corpo, ed il secondo Filps
bilps rappresentato dall’effetto dei m.ileopsoas che in questo
caso attraggono i piccoli trocanteri e che è diretto verso la
parte posteriore del corpo, quindi in senso orario.
Ma perché in questo caso risultano
“vincenti” i punti di applicazione vertebrali dei m.ileopsoas
rispetto ai piccoli trocanteri? Perché l’effetto del momento Fps
bps, a causa della sua rotazione antioraria, è di tendere a
traslare il BG verso la parte anteriore del corpo contribuendo a
rafforzare, “nel tiro alla fune” dei m.ileopsoas, proprio i punti
di applicazione vertebrali. Il risultato è che il momento Filps
bilps è diretto in senso orario e la lordosi lombare tende ad
aumentare. La stabilità diminuisce ed il dispendio di energie per
mantenere la stazione eretta cresce perché il corpo è costretto a
creare un momento opposto a Filps bilps ottenendo una
retroversione del bacino, mentre il tratto cervicale si porta in avanti a
compensare il momento Fps bps
Fig.8.
Andiamo adesso a studiare cosa accade in un soggetto con
iperlordosi lombare se, cambiando l’esterocezione podalica attraverso
sistemi tutorizzanti, portiamo il baricentro della parte superiore del corpo BS
anteriormente a BG
Fig.3.
Possiamo notare che i momenti che si formano nel punto di
applicazione BG, relativi al contributo delle forze FO
ed FP, sono
orientati in senso orario
Fig.5.
L’orientamento orario di tali momenti porta, per reazione, a tendere a
traslare posteriormente BG dando così un contributo negativo,
stavolta, ai punti di applicazione lombari dei m.ileopsoas nel “tiro alla
fune”. In questo modo risultano “vincenti” i piccoli
trocanteri cosicché la forza dei m.ileopsoas è diretta verso di
loro e quindi il momento Filps bilps risulta con
orientamento antiorario. L’effetto dell’inversione degli
orientamenti dei momenti in gioco tende verso una riduzione della lordosi
lombare
Fig.9.
Con le premesse fin qui trattate, andiamo adesso a
focalizzare la nostra attenzione sull’articolazione lombosacrale.
In essa si ha un importante punto di applicazione, e quindi
un Fulcro, dei momenti che interagiscono nella gestione della lordosi lombare.
In effetti in un soggetto ideale il rachide si presenta,
Fig.10,
con un BG anteriore rispetto al Fulcro lombosacrale e nel
“tiro alla fune” dei m.ileopsoas il momento Filps bilps,
poi detto Milps, risulta con orientamento antiorario,
pertanto, essendo antagonizzato dal momento FP bp, poi
detto MP, la tendenza della “cerniera” L5 S1
è a chiudersi e la distribuzione del carico su questo gruppo articolare
risulterà ottimale per come è la costruzione fisiologica dei
segmenti ossei
Fig.11.
Se osserviamo la “cerniera” L5 S1 in un soggetto in iperlordosi non
compensato
Fig.12
abbiamo che il momento Filps bilps ha orientamento orario
ed il momento FP bp1 ha stesso orientamento seppure con
un contributo di piccola entità. In realtà la quasi
totalità della forza FP è da considerarsi applicata a
BG e dà luogo al momento FP bp con
orientamento opposto ai precedenti e cioè in senso antiorario
Fig.13.
In questo modo si ottiene che la “cerniera” L5 S1 è
sottoposta a compressione in prossimità del Fulcro lombosacrale, ma a
depressioni sempre maggiori, via via che si va verso la parte anteriore delle
due vertebre, a causa degli orientamenti dei due momenti che tendono ad aprire
la cerniera creando instabilità articolare
Fig.14.
Procedendo alla compensazione dell’iperlordosi
lombare facendo avanzare BS anteriormente a BG, come
in
Fig.15,
abbiamo che l’effetto del momento Fp bp (Mp),
sul Fulcro lombosacrale, si trova ad avere orientamento favorevole per la
chiusura della “cerniera” L5 S1 in quanto, in queste condizioni
anche il momento Filps bilps (Milps) ha
orientamento antiorario. La distribuzione dei carichi sull’articolazione
lombosacrale potrà tornare ai livelli ideali o addirittura con
compressioni crescenti vero la parte anteriore delle due vertebre
Fig.
16.
In conclusione il fatto che il momento MP in un
soggetto iperlordotico compensato ha orientamento opposto rispetto allo stesso
soggetto non compensato fa comprendere che i veri responsabili della compensazione
posturale in stazione eretta risultano essere lo spostamento del BS
anteriormente al BG unitamente alla dimensione scalare del braccio bp.
Da quanto sopra esposto
emerge che l’iperlordosi lombare è la responsabile primaria di
molte rachialgie quindi è intuitivo comprendere che la lordosi cervicale
ne segue l’andamento;
è notorio, in effetti, che ad una iperlordosi lombare corrisponde anche
una iperlordosi cervicale adeguata.
Ma se abbiamo una situazione di instabilità per
compensare la quale il corpo umano tende a far avanzare la testa
Fig.8,
come è possibile che nel tratto cervicale vi sia un’iperlordosi?
In effetti nella pratica quotidiana assistiamo proprio a
tutta una serie di cervicalgie legate a tensioni muscolari che non sarebbero
comprensibili se non per il fatto che, mentre da una parte il tratto cervicale
tende a compensare il tratto lombare, dall’altra vi è la necessità
fondamentale del mantenimento della stazione eretta che porta tale tratto,
proprio con lo spostamento in avanti della testa, verso una riduzione della
lordosi.
Grazie a queste riflessioni abbiamo iniziato a lavorare
assieme agli Odontoiatri che, intervenendo sul sistema
manibolo-cranio-cervicale, consentono di ottimizzare, grazie alla sinergia del
loro operato con i sistemi ergonomici podalici da noi messi a punto, tutta la
posizione del rachide e del bacino con risultati finora insperabili.
Riteniamo utile trattare qui di
seguito due situazioni patologiche importanti molto spesso correlabili proprio
a quei disadattamenti finora descritti. In particolare tratteremo della
spondilolistesi e della cosiddetta “scomparsa della lordosi
lombare”.
I soggetti che presentano una spondilolistesi normalmente
riferiscono dolore prevalentemente sulla fascia lombare e lombosacrale mentre
coloro che presentano la “scomparsa della lordosi lombare”
riferiscono quadri ben più complessi in quanto sovente sono afflitti da
cervicalgia oppure da cervicobrachialgia o dorsalgie e solo più
raramente riferiscono lombalgia.
In caso di spondilolistesi
come è noto si ha lo scivolamento di una vertebra lombare sulla
sottostante, più frequentemente, tale scivolamento avviene fra la V
lombare e la I sacrale
Fig.17.
Il caso descritto, del quale inseriamo immagine
radiografica latero-laterale della zona lombosacrale
Fig.18
è stato trattato con successo dal nostro gruppo di lavoro ottimizzando
l’ergonomia del soggetto. I dati sono riportati nella Tav.1.
Nella “scomparsa della lordosi lombare”
Fig.19
notiamo che la cerniera lombosacrale tende ad essere molto aperta, in pratica
è come se tale angolo fosse la somma di tutti gli angoli che
contribuiscono alla formazione della lordosi lombare. Il riflesso di questa
situazione è una cifosi che tende ad avere una rotazione verso la parte
anteriore del corpo contribuendo così all’avanzamento della testa
come compensazione all’iperlordosi stessa e creando moltissime tensioni
muscolari spesso generatrici delle sintomatologie precedentemente descritte.
Inseriamo immagine radiografica latero-laterale del rachide
Fig.20
di un caso anch’esso trattato con successo dal nostro gruppo di lavoro
sempre ottimizzando l’ergonomia del soggetto. I dati sono riportati nella
Tav.2.
MATERIALI
E METODI
Lo studio è stato condotto con l’uso di un
BAROPODOMETRO del tipo Buratto ACP PODINAMIC SENSOR versione 2.17 collegato ad
un computer Pentium II sotto Windows.
Il protocollo utilizzato è: Tiziano Pacini
“Baropodometria Computerizzata: studio su alcuni soggetti affetti da
anomalie del piede”.
Relatori Prof. Paolo Pacini Ordinario di Anatomia
Topografica del Corso di Laurea di Medicina e Chirurgia
dell’Università degli Studi di Firenze, Prof. Gherardo Gheri
Ordinario di Anatomia del Corso di Laurea di Scienze Biologiche
dell’Università degli Studi di Firenze.
Tavola 1
Il Signor L.C., età 42 anni, è stato inviato al Centro di Ergonomia Posturale da un medico neuroradiologo che aveva già eseguito infiltrazioni locali di anestetico. Il soggetto riferiva di essere costretto immobilizzato in casa frequentemente senza poter svolgere la sua normale attività lavorativa. Riferiva inoltre dolore nel tratto lombare che lui definiva “come una sensazione di distacco della parte inferiore del corpo”. Furono eseguiti per lui sistemi tutorizzanti sulla base di un Indagine Posturale eseguita con il baropodometro. Dopo circa 30 giorni di uso il soggetto riferiva una netta riduzione algica ed iniziò trattamento riabilitativo con terapista della riabilitazione. Dopo circa 90 giorni tutte le sintomatologie erano scomparse seppure fu necessario circa un anno perché si potesse raggiungere un equilibrio sufficientemente stabile da un punto di vista strumentale.
STAZIONE ERETTA
|
|||
|
PRIMA
|
DOPO
|
NORM.
|
BARICENTRO GENERALE |
0,15 |
0,41 |
0,38 |
FORZA PESO EMISOMA SIN. |
29% |
42% |
50% |
FORZA PESO EMISOMA DES. |
71% |
58% |
50% |
Il
soggetto S.P., età 63 anni, si è presentato presso il Centro
della Postura inviato dal proprio medico di base. Lamentava cervicalgia e
dorsalgia. E’ stato eseguito uno Studio della Postura sulla base del
quale sono stati realizzati sistemi ergonomici costituiti da calzature funzionali
che tendevano a portare l’equilibrio delle forze in stazione eretta come
in tabella.
Si
è ottenuto un regresso della sintomatologia dolorosa in circa 30 giorni
con scomparsa totale in 90 giorni ed in circa 1 anno si è
ottenuto
un equilibrio definitivo che consente al soggetto vita del tutto normale.
STAZIONE ERETTA
|
|||
|
PRIMA
|
DOPO
|
NORM.
|
BARICENTRO GENERALE |
0,10 |
0,44 |
0,38 |
FORZA PESO EMISOMA SIN. |
40% |
45% |
50% |
FORZA PESO EMISOMA DES. |
60% |
55% |
50% |
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London,
Pergamon, 1967
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Clavell, S.: “Ortesi e Protesi dell’apparato locomotore”,
Verduci, 1989
CENTRO STUDI S.I.R.A.O.
c/o
Centro di Ergonomia Posturale
Chimat
s.r.l. - via Della Mattonaia 23/R
50121 – Firenze ITALIA